LA SCACCHIERA E IL BANG

Un breve riepilogo storico (parte quarta)

Alla metà degli anni cinquanta c’era nell’aria l’esigenza di una rifondazione dovuta storicamente alla fine della seconda guerra mondiale, ci troviamo di fronte a sostanziali cambiamenti in molti ambiti, lo scenario è molto articolato e per quanto riguarda l’arte ci si rivolge principalmente agli oggetti della vita quotidiana, visti così come sono oppure trasformati in icone di un mondo e di una società che sta cambiando.
Sono gli anni di Wharol, Lichenstein, Burri, Rotella. Un nuovo mondo, basso, prosaico e quotidiano, si trasforma in soggetto; la tecnologia riesce ad arrivare alla portata di tutti, la stessa arte viene diffusa attraverso la tecnologia e vengono così inventate nuove forme di esteticità diffusa: è anche il tempo della televisione.
In tutto il  mondo, compresa l’Europa, avvengono processi di riscoperta “popolare” del mondo contemporaneo, in particolare in Gran Bretagna questi processi si tramutano in architettura quando un gruppo di giovani architetti pubblica, nel 1961, la rivista “Archigram” che ibrida diversi generi: fumetto,pubblicità,cinema e televisione; ormai è una nuova generazione che emerge e ricrea il proprio paesaggio nativo, che però è diventato tecnologico,  mobile e ludico.
Si propongono sei architetti con proposte che consistono in una serie di nuove idee presentate con una tecnica che è simbolo della nuova e poliedrica società: il collage. Vengono presentati moduli abitativi che si attaccano a grandi strutture come accessori dando spazio all’invenzione e al libero assemblaggio.
Una delle particolarità degli anni Sessanta è la nascita di un atteggiamento “esclusivista”. L’architettura segue i cambiamenti dei tempi e viaggia in direzione opposta al funzionalismo degli anni Venti, da un’attenzione verso la sintesi, si passa ad un’esplosione centrifuga che frammenta l’unitarietà in tanti punti eterogenei: è il big bang dell’architettura.
La forte fiducia nel progresso tecnologico apre a nuovi ragionamenti costruttivi come per esempio la cupola geodetica (minimizzare i materiali con rigidità statica, ma massimo spazio libero); l’architettura si allontana dal suo tradizionale statuto per essere attratta sia dalle scienze che dalle arti, per diventare multidisciplinare, prima la cultura architettonica con i maestri si era concentrata sul tenere insieme le componenti eterogenee dell’architettura, ora invece si tende a valorizzare le singolarità, ciascuno frammento viene analizzato per sé.
Cambia  anche la concezione della storia dell’arte, che non faceva parte delle materie di insegnamento del Bauhaus, invece, almeno in Italia, era considerata fondamentale, si guardava con interesse alle opere antiche che venivano evocate nei nuovi progetti attraverso la sensibilità contemporanea. Un grande propugnatore di questo modo moderno di concepire la storia è Bruno Zevi, per cui la storia è essenziale per un architetto.
In questo contesto emergono individualità forti, isole di pensiero, come Paolo Soleri, la chiave del suo pensiero sta nell’equilibrio tra l’artefatto umano e le forze della natura e rispetto a ciò sviluppa una sua idea di urbanità forte e compatta, un’idea poetica e cosmica dello stare insieme. Un’altra personalità è Goff, che da vita ad un proprio mondo autonomo ed espressivo, con questo architetto viene estremizzato l’aspetto progettuale, egli cerca un assemblaggio giocoso di componenti  e spazi ricchi di creatività, crea quasi macchine da luna park. Negli stessi anni si forma Michelucci che conduce una ricerca architettonica basata su un paesaggio antropizzato e simbolico.
Negli anni del dopoguerra la città va in crisi, le ricostruzioni postbelliche sono molto deludenti: grandi edifici multipiano con cellule identiche l’una all’altra, strade carrabili e anonime, così come anonima era la nuova città. Lo spazio urbano era concepito come un vassoio su cui poggiare i volumi , la città era concepita per per risolvere primariamente il problema della quantità, era la città del funzionalismo. Gli architetti cercano di risolvere questi problemi, trasformando la città, passando attraverso le macrostrutture con maggiore dialogo con il paesaggio naturale e i tessuti urbani preesistenti  e una nuova ricerca tecnologica, ma le macrostrutture invece di risolvere rendono ancora più evidente il rapporto dell’architettura con l’industria che denota incapacità di affrontare le situazioni complesse.
Una soluzione viene fornita da nuove idee, nuove parole chiave come tessuto, pacchetti edilizi, case sovrapposte e densità.
In primo luogo si cerca di limitare le altezze ed ottenere un sistema compatto di edificazione, piuttosto che gli spazi pubblici avere spazi privati, il tema prevalente della progettazione è quello della continuità  attraverso la definizione di una serie di spazi che creano strade, piazze, entrate, punti di sosta ecc. in questa nuova impostazione è essenziale il tessuto, dalle trame ricadono le variazioni dello spazio. Il terreno non è più un vassoio, ma un tappeto dove progettare e far interagire i volumi. Un esempio lampante ne è il progetto Halen di Atelier 5 o il quartiere di society hill di Sauer.
Con Moore si comincia ad indagare la conformazione dello spazio “negativo”, quello che nasce dalla forma stessa degli edifici, si parte ora da un’esigenza della forma, di conformazione nello spazio aperto, l’idea guida è la creazione di una scena urbana. Viene superata sia l’idea di vassoio, sia l’idea di ciascun elemento indipendente come in una macchina urbana.
Questa crisi viene affrontata in un modo ancora ulteriore da Aldo Rossi, in cui è centrale la forma architettonica, si sofferma su una vera e propria architettura della città; ogni architettura è forma indipendente dalla funzione, ogni architettura parla di città  e lo fa sempre con chiare morfologie e tipi edilizi.
Si inserisce in questo contesto anche il lavoro di Kahn e Venturi,  per il primo la ricerca è estremamente funzionale, in cui deve esserci corrispondenza tra forma e funzione, gli elementi costruttivi devono strutturare lo spazio, non deve esserci nessuna decorazione aggiunta, il secondo si pone in completa opposizione.



CASA BAVINGER, Bruce Goff


La scacchiera


Il BANG


Commenti

  1. A me sembra proprio interessante come a partire da questa scacchiera il progetto si stia evolvendo

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